corpo
collettivo/danza
Ai primi segni della
luce... abbiamo bevuto l'ultima goccia dalle nostre bottiglie di vino. Io mi
sono denudato e ho danzato in onore della luce; era tutto bianco... finì ciò
che ancora poteva essere
non respirare/respira
il corpo vuole altro – vuole una festa
collettiva
Dove sono io tra i
desideri? In che punto sono del desiderio?
dov'è il tuo desiderio
relazioni di coesistenza
provvisoria, forme di vita interpersonale
temporanee
instabili
variabili
provvisorie
(...)
Cosa può un corpo
vivere bene – costruire vie di fuga – margini
di possibilità – uso politico – chiunque si sente nel quotidiano come in un
deserto, è a un passo soltanto dal cuore di tutti, poiché è a un passo soltanto
dal proprio cuore... si tratta di accennare con tutta la forza rimasta quel
passo di avvicinamento, quell'abbraccio di amore e di lotta... è in questo
movimento che ciascuno potrà, trovandosi nel perdurare del desiderio resistente
all'annientamento oggettuale, scoprire in sé la presenza di quel programma
storico che è la passione, e sentirsi pronto – dislocamento, guerra di
posizione – andarsene da tutte le relazioni in cui il potere anche di
una sola delle parti in gioco non sia funzionale alla crescita di tutte
un'estetica
dell'esistenza, l'inoperoso poiché improduttivo, sottratto a funzione lavoro
produzione, il resistente – ordinare e organizzare i nostri movimenti di
dissipazione – scacco matto al principio di realtà che è invece
organizzato al risparmio
è un tempo che si ritaglia e si sottrae, in
rituali fanciulleschi e feroci, che hanno a che fare con riccioli occhi
truccati lembi di vesti e fantasie a fiori oggetti ritrovati nei solai e
collocati al centro della scena perché odorano di stanze e legni sopravvissuti,
è il tempo della cura e della lotta, inscindibili crudeli e affascinanti,
dell'avvicinamento, del veloce scarto poi che annuncia battaglia, è
l'esperimento del corpo e del pensare comuni
(…)
nachleben,
afferrare-fuggire-desiderare-respingere-accarezzare-uccidere, dettagli,
vuoti, accessori, un lembo della gonna sollevato, un ramo di palma che maschera
il volto, grani che scricchiolano sotto il tallone, fiori recisi conficcati tra
i capelli come spilloni, l'incespicare su tacchi disuguali, una verde reliquia
di panno che trasmigrando si rianima sulla pelle
forme corporee del tempo
sopravvivente
né il totalmente vivo né
il totalmente morto, ma l'altro genere di vita delle cose che sono passate e
continuano ad assillarci
dunque non sai, ma col tuo passo t'inscrivi nel
tempo vertiginoso del rammemorare
riconoscere
quale storia è ri-messa in scena attraverso i
corpi, nel gesto che ignaro pronuncia vaticini, suscita fantasmi e profezie
battaglia lotta e riso combattimento omicidio
assalto dell'eros fuga oscura e improvvisa lutto originario / Perché è una
Festa che avrà luogo al tramonto, la più solenne, l'ultima, qualcosa di assai
prossimo al nostro funerale... Esco da un sogno che non posso raccontare. Al
risveglio, sapevo che uscivo da un sogno in cui avevo commesso il male (non so
con quale azione: omicidio, furto?) ma avevo commesso il male, e avevo la
sensazione di conoscere la profondità della vita... Ho da esser pesante. Mi
manca un braccialetto! Come se fossi una bara e mi mancasse una martellata. La
nottata comincia con l'abbigliamento e la pittura. Tramontato il sole, senza i
miei addobbi sarei una buona a nulla... Non riuscirei nemmeno ad allargar le
gambe per pisciare, mentre ingonnellata d'oro son la regina degli acquazzoni
l'estatica Ninfa
(maniaca) – la divinità fluviale (depressiva)
sentirsi una ninfa, della
terra, del caldo primaverile, della maschera da cagna e del colpo mortale
preparato per l’assalto, ninfa di carni trasparenti e caviglie gonfie, di piede
rotondo e veloce... o una serpe che strappi occhi e cuore a qualche dio
sventurato o giaccia attorcigliata nella camera sotterranea. Ma io... io ce
l’ho, le vesti trasparenti, vieni giovane, ti dico, che ti afferro e ti
trascino giù nel pozzo che marcisce, a lungo ti cercheranno i mietitori, il ricco
padrone che per loro attingeva acqua, vieni che ce ne andiamo oltre il fondo
più nero che s’infradicia e rimescola le erbe. Io sono quella ch’è raggiunta e
per follia di troppi colori presentiti si sfa e muta i contorni e la linea del
ventre, lo gonfio e me lo ingravido, ho ancora il soffio nella nuca dopo la
corsa sotto gli aranci così carichi e pesanti. Ti racconto, mentre scendiamo e
sprofondiamo dietro pareti decomposte per eccesso di acque silenziose... io non
sto ferma e nuda come una dea placida e svuotata, non ho corpo bianco di cera,
io sono intollerabile e immatura, barcollo goffa sui piedi un poco tondi
Jean Fabre, Another sleepy dusty delta day,
2008 / Shen Wei, Folding, 2000 / Pina Bausch, Il lamento dell'imperatrice, 1990
elaborare/comprendere/general intellect - pensiero
che desidera e desiderio che pensa
AttoUnicoInSetteIntervalli – Pernelle e le altre / Fissa nella
pagina multicolore che legge e ricopia Figure nelle lettere e lettere nelle
figure Poi fogli bianchi fino alla trasparenza l'avvolgono Vagamente nuda in un
sogno si rigira stirandosi Fra i riflettori che simulano l'aurora / un'oscura danza dei tempi stratificati...
un fossile che si mette a ballare
la più bella farfalla che
io abbia mai collezionato improvvisamente mi appare attraverso il vento e
beffardamente danza nell'aria azzurra – ich verlor meinen verstand
l'impresa collettiva, la reciproca solidarietà,
l'apertura di orizzonti, fuori dalla cornice dello schermo, agire fuori e
dentro il set, moltiplicare la visione / impariamo a pensare molteplice...
una molteplicità di pensieri, di sensazioni, di narrazioni – contro la
zona morta dei collassi del sentire
riconoscersi
le altre – ma noi – le altre – siamo prese da
timore – stato d'assedio – ci sconcerta – non trovare narrazione comune – non
scorgere il patto – non volere affidamento, empowerment, genealogia
femminile
danser avec sa
solitude... danser ses solitudes
dell'amore inseguito, del tempo condiviso,
resta un'altra nostalgia ad affollare premendo il pensiero, una manciata di
fotografie, appelli senza risposta, incroci e tangenze di chi partecipò alla
festa
e una parrucca blu – Nan Goldin, Misty and
Jimmy Paulette, NYC, 1991 – molti abiti di scena nascosti nei bauli, scritture,
improvvisazioni di cuore, tutti i nomi
ma nonostante
qualsiasi cosa succeda cosa ci fa ridere tra
tutte queste catastrofi
una piazza al tramonto vestiti a fiori piedi
impolverati mentre i bambini più in là lanciano gridi giocando a rincorrersi / Ragazze
in abito leggero, col cappello a colori decisi come quelli dei francobolli,
camminavano a braccetto di giovanotti e una melodia repressa nella loro gola si
manifestava nel passo danzante delle gambe / un ballo di coppie che pare
sereno, di capelli sciolti sulle spalle, di visioni periferiche agganciate ad
una caviglia più arcuata, a un profilo che di scatto si volge a cercare un
appoggio, alla mano che si tende ad afferrare
Pina Bausch, Masurga Fogo, 1998 / Anne Teresa
de Keersmaeker, Counter Phrases, 2000
la grazia
sollevando in modo
piuttosto accentuato i piedi calzati nelle scarpette dal tacco piuttosto alto e
flettendo le belle ginocchia da ragazzo nel camminare, attraverso lo spazio che
andava dilatandosi, con la lentezza di chi si muova sott'acqua o in un sogno di
fuga
il mistero l'assalto
allora gli insegnerete di
nuovo a danzare all'inverso / come nel delirio delle balere / e questo inverso
sarà il suo autentico luogo
La danza cessa e la
brigata si disperde / dille di volare in cielo e non avrà bisogno di ali, ma
tagliando ogni cosa arriverà all'ultimo corpo
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.