lunedì 2 giugno 2014

corpo
collettivo/danza


Ai primi segni della luce... abbiamo bevuto l'ultima goccia dalle nostre bottiglie di vino. Io mi sono denudato e ho danzato in onore della luce; era tutto bianco... finì ciò che ancora poteva essere


non respirare/respira


il corpo vuole altro – vuole una festa collettiva


Dove sono io tra i desideri? In che punto sono del desiderio?
dov'è il tuo desiderio

relazioni di coesistenza provvisoria, forme di vita interpersonale
temporanee
instabili
variabili
provvisorie

(...)


Cosa può un corpo


vivere bene – costruire vie di fuga – margini di possibilità – uso politico – chiunque si sente nel quotidiano come in un deserto, è a un passo soltanto dal cuore di tutti, poiché è a un passo soltanto dal proprio cuore... si tratta di accennare con tutta la forza rimasta quel passo di avvicinamento, quell'abbraccio di amore e di lotta... è in questo movimento che ciascuno potrà, trovandosi nel perdurare del desiderio resistente all'annientamento oggettuale, scoprire in sé la presenza di quel programma storico che è la passione, e sentirsi prontodislocamento, guerra di posizioneandarsene da tutte le relazioni in cui il potere anche di una sola delle parti in gioco non sia funzionale alla crescita di tutte

un'estetica dell'esistenza, l'inoperoso poiché improduttivo, sottratto a funzione lavoro produzione, il resistente – ordinare e organizzare i nostri movimenti di dissipazionescacco matto al principio di realtà che è invece organizzato al risparmio


è un tempo che si ritaglia e si sottrae, in rituali fanciulleschi e feroci, che hanno a che fare con riccioli occhi truccati lembi di vesti e fantasie a fiori oggetti ritrovati nei solai e collocati al centro della scena perché odorano di stanze e legni sopravvissuti, è il tempo della cura e della lotta, inscindibili crudeli e affascinanti, dell'avvicinamento, del veloce scarto poi che annuncia battaglia, è l'esperimento del corpo e del pensare comuni



(…)


nachleben, afferrare-fuggire-desiderare-respingere-accarezzare-uccidere, dettagli, vuoti, accessori, un lembo della gonna sollevato, un ramo di palma che maschera il volto, grani che scricchiolano sotto il tallone, fiori recisi conficcati tra i capelli come spilloni, l'incespicare su tacchi disuguali, una verde reliquia di panno che trasmigrando si rianima sulla pelle

forme corporee del tempo sopravvivente
né il totalmente vivo né il totalmente morto, ma l'altro genere di vita delle cose che sono passate e continuano ad assillarci


dunque non sai, ma col tuo passo t'inscrivi nel tempo vertiginoso del rammemorare

riconoscere
quale storia è ri-messa in scena attraverso i corpi, nel gesto che ignaro pronuncia vaticini, suscita fantasmi e profezie

battaglia lotta e riso combattimento omicidio assalto dell'eros fuga oscura e improvvisa lutto originario / Perché è una Festa che avrà luogo al tramonto, la più solenne, l'ultima, qualcosa di assai prossimo al nostro funerale... Esco da un sogno che non posso raccontare. Al risveglio, sapevo che uscivo da un sogno in cui avevo commesso il male (non so con quale azione: omicidio, furto?) ma avevo commesso il male, e avevo la sensazione di conoscere la profondità della vita... Ho da esser pesante. Mi manca un braccialetto! Come se fossi una bara e mi mancasse una martellata. La nottata comincia con l'abbigliamento e la pittura. Tramontato il sole, senza i miei addobbi sarei una buona a nulla... Non riuscirei nemmeno ad allargar le gambe per pisciare, mentre ingonnellata d'oro son la regina degli acquazzoni

l'estatica Ninfa (maniaca) – la divinità fluviale (depressiva)

sentirsi una ninfa, della terra, del caldo primaverile, della maschera da cagna e del colpo mortale preparato per l’assalto, ninfa di carni trasparenti e caviglie gonfie, di piede rotondo e veloce... o una serpe che strappi occhi e cuore a qualche dio sventurato o giaccia attorcigliata nella camera sotterranea. Ma io... io ce l’ho, le vesti trasparenti, vieni giovane, ti dico, che ti afferro e ti trascino giù nel pozzo che marcisce, a lungo ti cercheranno i mietitori, il ricco padrone che per loro attingeva acqua, vieni che ce ne andiamo oltre il fondo più nero che s’infradicia e rimescola le erbe. Io sono quella ch’è raggiunta e per follia di troppi colori presentiti si sfa e muta i contorni e la linea del ventre, lo gonfio e me lo ingravido, ho ancora il soffio nella nuca dopo la corsa sotto gli aranci così carichi e pesanti. Ti racconto, mentre scendiamo e sprofondiamo dietro pareti decomposte per eccesso di acque silenziose... io non sto ferma e nuda come una dea placida e svuotata, non ho corpo bianco di cera, io sono intollerabile e immatura, barcollo goffa sui piedi un poco tondi


Jean Fabre, Another sleepy dusty delta day, 2008 / Shen Wei, Folding, 2000 / Pina Bausch, Il lamento dell'imperatrice, 1990



elaborare/comprendere/general intellect - pensiero che desidera e desiderio che pensa

AttoUnicoInSetteIntervalli – Pernelle e le altre / Fissa nella pagina multicolore che legge e ricopia Figure nelle lettere e lettere nelle figure Poi fogli bianchi fino alla trasparenza l'avvolgono Vagamente nuda in un sogno si rigira stirandosi Fra i riflettori che simulano l'auroraun'oscura danza dei tempi stratificati... un fossile che si mette a ballare


la più bella farfalla che io abbia mai collezionato improvvisamente mi appare attraverso il vento e beffardamente danza nell'aria azzurra – ich verlor meinen verstand


l'impresa collettiva, la reciproca solidarietà, l'apertura di orizzonti, fuori dalla cornice dello schermo, agire fuori e dentro il set, moltiplicare la visione / impariamo a pensare molteplice... una molteplicità di pensieri, di sensazioni, di narrazionicontro la zona morta dei collassi del sentire


riconoscersi
le altre – ma noi – le altre – siamo prese da timore – stato d'assedio – ci sconcerta – non trovare narrazione comune – non scorgere il patto – non volere affidamento, empowerment, genealogia femminile

danser avec sa solitude... danser ses solitudes


dell'amore inseguito, del tempo condiviso, resta un'altra nostalgia ad affollare premendo il pensiero, una manciata di fotografie, appelli senza risposta, incroci e tangenze di chi partecipò alla festa

e una parrucca blu – Nan Goldin, Misty and Jimmy Paulette, NYC, 1991 – molti abiti di scena nascosti nei bauli, scritture, improvvisazioni di cuore, tutti i nomi



ma nonostante
qualsiasi cosa succeda cosa ci fa ridere tra tutte queste catastrofi


una piazza al tramonto vestiti a fiori piedi impolverati mentre i bambini più in là lanciano gridi giocando a rincorrersi / Ragazze in abito leggero, col cappello a colori decisi come quelli dei francobolli, camminavano a braccetto di giovanotti e una melodia repressa nella loro gola si manifestava nel passo danzante delle gambe / un ballo di coppie che pare sereno, di capelli sciolti sulle spalle, di visioni periferiche agganciate ad una caviglia più arcuata, a un profilo che di scatto si volge a cercare un appoggio, alla mano che si tende ad afferrare


Pina Bausch, Masurga Fogo, 1998 / Anne Teresa de Keersmaeker, Counter Phrases, 2000


la grazia
sollevando in modo piuttosto accentuato i piedi calzati nelle scarpette dal tacco piuttosto alto e flettendo le belle ginocchia da ragazzo nel camminare, attraverso lo spazio che andava dilatandosi, con la lentezza di chi si muova sott'acqua o in un sogno di fuga


il mistero l'assalto
allora gli insegnerete di nuovo a danzare all'inverso / come nel delirio delle balere / e questo inverso sarà il suo autentico luogo



La danza cessa e la brigata si disperde / dille di volare in cielo e non avrà bisogno di ali, ma tagliando ogni cosa arriverà all'ultimo corpo


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