I panneggi di gesso, i compassi,
i passaggi di nessi fra i pochi
motti che scambiano loro durante
il lavoro di spatola –
spiegano niente.
Il negozio non sa che vende,
se vende. Che cosa. Se vedi, ritarda
l'apertura, a vederlo, si spostano i numeri,
i muri, i due serventi
che ci ruotano dentro; in chiusura
invece è puntuale, o sempre chiuso – meglio
(vero just in time).
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Coprivasche e tende. La bottega dei gessi
– stretta. Lunga e stretta. Ha le gettate, impalca i capri,
vuoti per giornate
intere – tempo fuori margine, stelo a piega
lunga su sé ovunque
il millimetro della polvere
e più – vedi lì – adesso incisa, una
venerina di torsioni, malresa, pube nullo,
una con i fianchi
presi (gesto di voltarsi verso
la vetrina vergine) severa
(fine)
idea che doppia salendo un gradino – una
idea che sdegna di avere oggetto,
declina
*
Non il suono proprio
di un'altra lingua
può dire queste
cose stesse, il passo
dei rifiuti – carte, steli, stadi
soprafiume
. . .
Una
carogna nei canaletti
di cinta delle murate
comporta che l'aria cresca in fitte
violette, violentissime – o strette
che non fanno niente – se
è morto ha di certo ragione
(aveva).
Il traffico nell'anello
all'asfalto ben brunito gira verso
logica. Nei segni luccica il bianco.
Quello che non trasmette
riflette
marco giovenale, delvaux. inizio della distanza (sezioni, resezioni, ripetizioni) 2002 – 2010
oèdipus edizioni, 2013
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