giovedì 28 luglio 2016

martino oberto e raffaele perrotta

testo verbale di raffaele perrotta




raffaele perrotta, ascrivere per immagini le grandi manovre, un modo come non un altro per parlare ‘in parola’ della parola come se a parlare ‘in parola’ fosse la parola e non il suo contrassegno, cosí è per ermeneutica esperienza di sovrano linguaggio ­ nessun ordine di linguaggio che ne sía escluso­; ¿ulteriormente…? a parola segue il perché? il perché del contrassegno-parola rivolto alla parola ‘in parola’ della parola: e con ciò, il diuturno contrassegno per parlare ‘in parola’ della parola come se a parlare ‘in parola’ fosse la parola e non il suo contrassegno; ma il contrassegno è il limite che si pone a qualsiasi ordine di linguaggio (il «suo» Wittgenstein, in Prefazione al Tractatus: Die Grenze wird also nur in der Sprache gezogen werden können und was jenseits der Grenze liegt, wird einfach Unsinn sein. 5.6 dello stesso Tractatus: Die Grenzen meiner Sprache bedeuten die Grenzen meiner Welt.). ¿ma perché ci si parla in-sé-per-sé in assenza della presenza dell’Altro? il vólto e il di fronte: ¿che il linguaggio «per» «discorso» trovi il cammino intralciato? ¿ma non siamo in cammino verso il linguaggio, e per ciò sarebbe il nostro cammino e non quello del linguaggio a trovare il cammino intralciato? da dire il detto del nondetto. il notiziario a misura di misura dell’animazione dell’uno empirico-linguistico, l’io in-segno. anarchia intellettuale, un Feyerabend, ufficio del pensare lo spensare della filo/sofia della barra – ‘si parla’ ¬a modo di dire la cospirazione del segno, ¬anteprima della scrittura; ¿venirne fuori? discorso in/in/terrotto, œ anche, trovando riparo ¬e nel segno espressionistico del Colore. regno del linguaggio, il segno è possibile, avanguardia superando sé stessa. in OM parola è scrittura, segno, e accensione colore: un ritorno alle origini della scrittura dipinta. la ‘trama’ del linguaggio ­ ¿in principio era la parola? ­ [o] ­ ¿non complessivamente interdisciplinarità di materica linguistica? ­, al gioco lucidamente in quel che si può dire andando alla Cifra e ponendo in luce l’ancóra il SenzaNome, quindi, dello spettacolo, la VietataScena impósta da Entità il cui luogo è il non luogo allo sguardo e al teorema. ¿perché al marmoreo angelico manca la parola? ¿vuoi vedere che: il vedere piú prossimo al «vedere» è l’abbaglio che ne viene se filosofo tracci con mano sicura il perimetro del campo axis della conoscenza? termini volutamente connotati nella definizione recitante «le cose stanno e sono cosí: le cose stanno e sono cosí (segue Parola?)». linguaggio copre distanze, le sue, parola permettendo; ¿ma di quale linguaggio si parla? il linguaggio delle scienze ­ ‘linguistiche’ ­ e delle arti. il «suo» journal, linguaggio che sa di sé non mostra solo parola, c’è linguaggio stile vario da codice leonardesco, e intellettuale. Heidegger e Wittgenstein e la (loro) Sprache. ¿interrogare Interrogarsi? in un modo a modi, anaphilosophia in piú. non c’è linguaggio che non abbia ‘proprietà’ di linguaggio, sicché l’artista ­ filosofo ­ È nel mezzo del suo mezzo: dallo stile il conoscere: e le differenze. intuire, dopo lungo pensare, l’intuizione (immagine per concetto). ¿chi saprebbe riferire sulle procedure linguistiche di OM? la vita diventa un sogno del segno linguistico, ma, quanto alla parola, basta la parola, non c’è parola senza parola. della parola, il volume del Libro è pieno di illustrazioni ­ interpretazioni? ­ che ne fanno la storia, ma la storia non scolpisce la parola ­ che riguarda anche oltre il segno parola ­. un romanzo di vita: personaggio che non s’interpreta perché troppo preso nel ricercarsi. venendo al compositivo, detto e fatto poiema: ¿se ne viene a capo? prima di affermare Soggetto e Predicato, i percorsi che portano al contesto del Sublime disseminano i loro monstra, i segni di ogni genere e specie, come è imposto dall’arte plurima del Segno non rintracciabile che in ciascuno di quei percorsi andanti al contesto Sublime. a giudicare è una forma dell’interpretare, se ne meditino le conseguenze illusorie, a meno che non si intenda l’interpretazione quale viva esperienza che si fa del manifestantesi: l’attraversarlo. linguaggi naturali e linguaggi artificiali ­ cosmo e storia, un solo gigantesco Linguaggio ­. fare attenzione, fissare l’obiettivo, tendere l’orecchio ­ princípi metodici ‘in vista’ del cognitivo ­. ¿musico che fa? ¿fare storia o ascoltare memoria? ascoltare, teoreticità, e ne viene di piú, una concepibile teoresi. del Nostro, ‘in chiaro’, degli stili ­ là dove ‘radura’, uno stile è un genere e una specie, e d’altro di propositivo non è che l’altro di propositivo, e di là da venire, pur quando s’avesse danza déi sette veli, omphalós. la strategia del testo snerva lo stratega del testo. in un ‘ritorno di fiamma’, scansando tassonomia, i segni ­ ancóra e sempre pletora di segni ­, per una modificazione di un segno in un segno, tratto traccia marca e inquietante Bianco. che aleggi preoggettiva! riconoscere l’ingegno è regale, ma è lo scrittore che sa di quanto possa venire a sapere d’inventiva segnica che è un re nel regno del Gioco Linguistico. del Segno, effetto silenzio musicale, e non se ne avvede il progettista déi segni. un destino: oltremisura misura per misura, mentre la tecnica finalmente è quel fatale accorgimento perché se ne abbia stile. ¡ma come si muove al dramma il senso complessivo durante la notte dell’opera! la scrittura come scrittura del linguaggio come linguaggio, unico e solo fantasma dell’opera. che vi síano stati Stati Generali ispiratori di Grammatica d’ogni genere e specie «non voglio saperlo», auspicabile oblio affinché avanguardia sía in campo da coltivare Grammatica d’ogni genere e specie – poietica ­ ar ars arte ‘di casa’ in casa di OM, da «barra» a «semantizzazione». dis/-/córso, procedura scrittural-simbolica. i fiori sono da cambiare ­ ¿non vedi che hanno fatto la loro storia? ­, florilegio a buon intenditor. dialoghi con l’anima déi sé stessi, laboropera: l’arco e quante piú frecce possano esservi, il promesso arciere ­ ¿ma è possibile che non si riesca a venir fuori dalla parola che è di falso cristallo? ­. teoretica è conoscenza, venire a conoscenza di, il conosciuto, non la proposizione di senso né compiuto né definitivo. si consideri la scrittura per scrittura la forma nello spazio linguistico ­ di scrittura in una scrittura sua propria dell’‘indove questa’ È una scrittura. l’abnorme, il de-lirium, il sospirato uscire dal solco, se il “genere” è uno solo e fa suo e solo suo il formarsi della messa-in-opera, perché ne determina l’integrale costituzione complessiva di segno, allora, noi, si è necessariamente de-generi, noi che siamo, ‘in vista’ del logos, necessariamente politropi. (dal fondo della sala:) non s’intende qualifica di conoscenza in questo lavorio di simbolo all’estasi; si percepiscono narrazioni della teorica, ma i significativi d’una probante stilematica non è che se li possano intravedere: nell’in-summa viene a mancare l’organicità, il Soggetto. ma il Soggetto è de-Soggettivato; ¡che una, almeno una che sía una! sorgiva del ‘dar vita’ a forma stilistica provocando abisso di glossemi. e vadano significato e senso alla Frege, ¿ma l’influenza della letteratura di grammatica generale e di dettami critici ponendosi il ‘significare contenuto’? che la questione non sía solo estetica bensí anche etica ­ questione e/ste/tica ­ è ‘sotto gli occhi’ di chi sa vedere; ne consegue che un’èra era un’èra e che la èra è la èra, aion e aevum; il tempo storico è il tempo mondiale. da testo a testo, la scrittura; le radici affondano troppo nel pro-fondo perché se ne abbia riscontro nella veglia del vaglio. espressore e espressionismo, operativa performativa. Inaugurazione mercoledì 5 dicembre 2007 ore 17.00 5 - 30 dicembre 2007 GALLERIA SAN BERNARDO Piazza San Bernardo, 26/2 16123 Genova Tel./Fax 010 2770580

sabato 9 luglio 2016

storie illustrate

alle dinge: l'illuminata: avevamo tutti / eravamo vecchissimi / ci davamo colpetti sui fianchi come matti sono io o sei tu - ci arrendiamo allo stato al cattivo...