martedì 4 marzo 2014

da "delvaux" / marco giovenale



I panneggi di gesso, i compassi,
i passaggi di nessi fra i pochi
motti che scambiano loro durante
il lavoro di spatola – 
spiegano niente.

Il negozio non sa che vende,

se vende. Che cosa. Se vedi, ritarda
l'apertura, a vederlo, si spostano i numeri,
i muri, i due serventi
che ci ruotano dentro; in chiusura
invece è puntuale, o sempre chiuso meglio
(vero just in time).


. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 



Coprivasche e tende. La bottega dei gessi

stretta. Lunga e stretta. Ha le gettate, impalca i capri, 
vuoti per giornate
intere tempo fuori margine, stelo a piega
lunga su sé ovunque
il millimetro della polvere
e più vedi lì – adesso incisa, una 
venerina di torsioni, malresa, pube nullo,
una con i fianchi 
presi (gesto di voltarsi verso
la vetrina vergine) severa
(fine)
idea che doppia salendo un gradino – una 
idea che sdegna di avere oggetto,
declina



*




Non il suono proprio


di un'altra lingua

può dire queste
cose stesse, il passo
dei rifiuti carte, steli, stadi
soprafiume
. . .

Una

carogna nei canaletti 
di cinta delle murate
comporta che l'aria cresca in fitte
violette, violentissime o strette
che non fanno niente se 
è morto ha di certo ragione
(aveva).

Il traffico nell'anello

all'asfalto ben brunito gira verso
logica. Nei segni luccica il bianco.

Quello che non trasmette 

riflette




marco giovenale, delvaux. inizio della distanza (sezioni, resezioni, ripetizioni) 2002 2010
oèdipus edizioni, 2013






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