martedì 11 agosto 2015

da c.b



..) Bisogna essere minoranza per sparare al pensiero, trasformarlo in depensamento. La minoranza cui mi riferisco è quella stessa di cui parla Deleuze quando scrive che i veri grandi autori sono i minori, gli intempestivi, coloro che non interpretano il loro tempo. Teniamoci lontani dal nostro tempo, lontani da questo sociale che ci frana addosso come una montagna di nulla. Non ne posso più del sociale, della politica gestita dai partiti, delle masse, ovvero delle plebi che sono al potere sotto forma di opposizione, ma non sono più minoritarie. Dov'è l'indolenza del Sud, il Sud dei santi come lo chiamo io? Ciascuno dovrebbe avere dentro di sé il proprio Sud, il proprio sottosviluppo. Ma quella indolenza è sempre stata fraintesa. Prima dell'avvento del pattume televisivo nessuno si vergognava di essere povero e il rifiuto al lavoro era un bel lusso. Oggi si rivendicano solo posti al sole e degradazione.
(...) sotto il mucchio ci sono i guasti provocati dall'informazione e dall'arte che è di Stato. L'informazione si illude di informare sui fatti, ma la semplice e fatua verità è che i fatti non esistono, la storia non ha esperienza. Aristotele ricordava che l'attendibilità di un fatto dipende da come è narrato, non dal fatto che è accaduto.

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